Gomma a terra.
12 dicembre 2009Mio fratello è una delle persone più razionali che Dio o chi per lui abbia messo su questa terra. Sarebbe capace di provare a spiegare come risolvere un’equazione differenziale a uno che ha fatto a malapena le medie.
Io, come al solito, lo chiamo per qualsiasi tipo di problema anche se è a 300 km di distanza. Perché lo so che anche da laggiù qualcosa di buono me lo dirà.
- Hey!
- Hey…
- Ho bucato una gomma.
- Ah. Quando?
- L’altra sera. Ero nervosa, andavo un po’ veloce… e ho preso una buca.
- Ma è proprio a terra?
- Sotto sì, sopra no.
(sento mio fratello che muore dal ridere)
Dai… mi sono spiegata male…
(continua a ridere, non ce la fa)
Insomma, come faccio a mettere la ruota di scorta?
- Non l’hai mai fatto?
(torna finalmente serio)
- No.
- E ti pareva.
- Quindi?
- Quando vieni qui per Natale ti insegno.
- E ora?
- Eh.
- Eh.
- E ora fai gli occhioni.
Che fatica. E’ mattina presto, ho dormito male, la macchina è inutilizzabile e mio fratello mi dice che devo fare gli occhioni.
Non so se in questo momento mi pesa di più mettermi un vestito decente e truccarmi oppure provare a sorridere.
Alla mega-officina che è nella piazza dietro l’angolo arrivo dopo pochi minuti a piedi. Il freddo mi entra negli occhi facendomeli quasi lacrimare. Occhi lucidi, perfetto.
Peccato che appena arrivo mi rendo conto di aver davanti un pettinatissimo centro-gomme con una vetrata da far invidia ai negozi del centro. E al di là del vetro, ahimé, una donna. Ma io dico. Dove sono finite le care, vecchie, sporche officine di una volta., dove gli unici esseri femminili sono appiccicati alla carta di un calendario di anni fa, fermo da secoli sul mese di agosto? Beh, dopo tutto siamo a Milano e qui il grasso non sporca e i pneumatici scintillano in attesa dell’happy hour.
Ovviamente vengo rimbalzata da una serie di “abbiamo troppo lavoro” bla bla bla.
E ti pareva.
Torno indietro e mi rivolgo all’unica persona che può darti una mano quando proprio non c’è più niente da fare, il simbolo dell’arte dell’arrangiarsi, il prontuario dei consigli per ogni emergenza: la portinaia.
E lei, come i saggi delle migliori favole, mi illumina: c’è una piccola officina proprio dietro la nostra strada, sono simpatici, vedrai che ti aiutano.
Così con gli occhi lucidi che mi hanno trasformato in un panda, facendo colare tutto il fastidiosissimo mascara (un consiglio per le fanciulle: nei momenti critici puntate sempre sul rossetto, è più sicuro) mi avvio.
L’officina è proprio piccolina, trasandata quanto basta e gestita da due personaggi che sembrano usciti dal mio blog. Un vecchio signore anziano, in tuta da lavoro, che discute affabilmente con una passante e un ragazzo poco più che ventenne, serio e composto, assorbito dal suo lavoro, ma con le mani meravigliosamente sporche.
Sarò pur sempre una ragazza di provincia, ma mi sento a casa.
Alcune ore dopo ho la mia bella gomma nuova, pagata un prezzo onestissimo, e tutte le altre perfettamente gonfie. Per poco non mi cambiano pure l’olio.
Nel piccolo soppalco che fa da ufficio mi dicono di portargliela per un controllo ogni due mesi, mi lasciano il loro numero e mi salutano come se avessi sempre abitato lì in quel quartiere e ci fossimo incontrati tutte le domeniche mattina a far colazione al bar.
Ogni volta che questa città mi delude, contemporaneamente mi sorprende.
Le luci della mia via, stasera, mi sembrano bellissime.