It’s Only Rock’N'Roll
Pamela Des Barres è la groupie più famosa della storia del rock.
Porta con se i segreti di Jim Morrison, Mick Jagger, Keith Moon, Robert Plant, Jimmi Page. E tanti altri. Provate a pensare ad una rockstar degli anni ’60 e ’70. Lei l’ha conosciuta. Pensatene un’altra. Ha conosciuto pure quella. E nella maggior parte dei casi la cosa è andata anche oltre.
Incontro Pamela nel camerino di YN venerdì alle 5. Capelli rossi, occhi chiari che si attaccano addosso e non ti mollano, ti scavano dentro buttando all’aria qualsiasi specie di facciata tu possa aver indossato per l’occasione. Osserva, ascolta con attenzione, ma non ti prende troppo sul serio. Ha uno sguardo vivo e intelligente che sembra giocherellare sempre con qualcosa. I capelli, lo specchio, io che le sto davanti e quello che le dico. Le spiego che manderemo una clip speciale sui Sex Pistols, che forse le chiederemo di commentarla, magari ha incontrato pure loro. Mi fissa. E mi racconta un dettaglio, diciamo così, intimo di Steve Jones. Beh, se vuole mettermi in imbarazzo non le sarà certo difficile. Poi forse si accorge di aver esagerato. E aggiunge, stavolta con una dolcezza che non so da dove arrivi: conosco tutti.
Già. Lei è Pamela Des Barres. E io sono una che potrebbe esser sua figlia, una che gli anni ’60 e ’70 li ha visti solo al cinema e che scrive un programma in cui alcool e sesso non si possono nemmeno nominare per sbaglio.
E’ tardi, dobbiamo andare in studio. Lei butta giù la testa e scuote i capelli, scompigliando il lavoro di chi si è occupato della sua acconciatura. Li vuole vaporosi e gonfi. E invece le hanno fatto solo qualche riccio ordinato. Allora ci pensa da sola, non sembra prendersela. Nonostante tutto, lasciando perdere le tre persone della casa editrice che la seguono e tutti quelli che sono venuti a salutarla o anche solo, curiosi, a vederla, sembra una che sa arrangiarsi.
Sono indecisa, non mi piace chiedere autografi, non ne chiedo quasi mai. Pero’ ho la mia copia del suo libro nella borsa e allora penso perché no. Le chiedo di firmarlo.
Lei mi guarda, ancora quegli occhi che addosso a qualcun altro diventerebbero inevitabilmente freddi, ma che su di lei invece acquistano vita, e tutto quello che dice è : “Mmm”.
Mentre scrive, lentamente, ci chiamano. Finisce, chiude il libro, me lo passa e corriamo in studio.
Stessa giornata. Mezzanotte e venti. Ascensore (lentissimo) di casa mia. Torno a casa dopo questa frenetica giornata. Ma ormai si assomigliano tutte. Dopo lo show sono scappata con TJ alla proiezione per Mtv di Across The Universe, il musical di Julie Taymor costruito interamente sulle canzoni dei Beatles. Divertente vedere in quanti e quali modi vengono reinterpretate. Let it Be diventa addirittura un gospel per un funerale.
Frugo nella borsa per cercare le chiavi e mi scontro nel libro di Pamela. Improvvisamente mi ricordo. Lo apro, velocissima, e corro a leggere.
Sorrido. E mentre mi chiudo alle spalle la porta di casa ripenso a questa giornata così sixties.
Appoggio il libro sullo scaffale dei cd. La libreria, in questo soggiorno, non c’è ancora.
Chissà quanti avrebbero voluto vivere la vita di Pamela. Ma a lei in fondo non è sembrato niente di così impossibile. L’ha capito nel 1965. Dopo tutto, le star, non sono altro che esseri umani.
E’ vero: “Sara, It’s only rock’n’roll”.
17 novembre 2007 alle 09:33
Il caro vecchio Mollica non ce lo vedo proprio a fare la vita della Des Barres!!!!
Invidiare la vita della Des Barres …. proprio no!!!!!
Sara …… tu la invidi?