6:50 a.m.
Stamattina mi sono alzata presto e sono andata a correre. C’era quel vento freddo che sa di inverno e di montagne. Sapete quando correte fino a togliervi il fiato, l’aria gelida vi da un po’ alla testa e tutto intorno si cancella? Più o meno così, solo che a svanire non erano la strada semivuota, gli alberi mossi dal vento o le macchine immobili, addormentate in parcheggi occasionali. Non erano nemmeno gli sporadici, solitari passanti, con la camminata ammortizzata, in tutto quel silenzio.
Ero io, lentamente, a sparire.
E quando sparisci puoi permetterti di pensare quello che vuoi. Tanto non ci sei. Per nessuno. Un po’ come quando ti addormenti. I sogni sono solo tuoi.
Così gli ultimi giorni mentalmente si incrociano, si confondono, si rubano il posto a vicenda, con le sperimentazioni sonore degli Early Years in sottofondo, l’entuasiasmo dei Bedouin Soundclash, irrefrenabile, che invade tutto, il perfetto show dei Cosi che si affianca e i falsetti dei giovani cantanti di Jesus Christ Superstar che giocano inserendosi qua e là.
Sono trasparente. Tutto è trasparente. Il vento si è fermato.
Schiaccio sopra un nome e si apre una finestra. Come su un menù digitale. Early Years. Un nome che suona come una vecchia compilation di un artista consumato. Invece loro sono giovani e preoccupati di come tradurre la parte consistente di elettronica che ha la loro musica nel set acustico di Your Noise. Due di loro rimangono fuori, backstage, anche durante l’intervista. Il batterista, che appare il più disinvolto e a suo agio, con una birra in mano si mette e chiacchierare. Clicco su di lui e si apre un’altra finestra. Quella del loro show case, alla Casa, il giorno dopo. TJ è di fianco a me, ormai arresa a una stanchezza che difficilmente quel misero bicchiere di vino che ha in mano si porterà via. Tento di spiegargli, a grandi linee, che tipo di musica fanno quando lui arriva, inaspettatamente mi riconosce, io gli presento TJ e lui mi ringrazia per essere lì, per avercela fatta. Poi corre via, è tardi, devono iniziare a suonare.
La finestra si chiude, TJ scompare e io mi ritrovo di nuovo nello studio di YN. Stavolta sulla nostra pedana ci sono I Cosi e sembra di fare un salto negli anni ’60, invasi da un’atmosfera super retrò. Hanno appena cominciato l’intervista, e sembrano nati per stare in televisione, quando sbiadiscono anche loro. L’immagine scolora via e al posto dei Cosi compaiono Gesù, Maddalena e Giuda. Emozionati e sorridenti. Ci invitano a teatro a vedere l’edizione italiana del musical. E intanto penso a dove posso aver incontrato uno di loro, in un’altra vita forse. A Roma, magari. No, non ci stava provando. Me ne sarei accorta. O forse no. Ma non sembrava il tipo. Chissà che non c’entrino di nuovo quei tre mesi assurdi di Rai.
Anche loro d’un tratto si sbriciolano, spazzati via dall’entusiamo un po’ irrequieto dei Bedouin Soundclash, Il cantante-chitarrista continua a ridacchiare, ci sono ragazzi vestiti con dei grossi lenzuoli che si aggirano ovunque. E’ il nostro toga party, gli spiego. Toga party? La cosa lo fa ancora più ridere. Ok, mi sta prendendo in giro. La sua risata diminuisce di volume, si trasforma in “scusa, non voglio complicare il tuo lavoro” e poi si annulla nel vento freddo che ha ricominciato a soffiare.
Quel vento freddo che sa di inverno e di montagne.
Sono riapparsa da qualche parte.
E non so a quale distanza.
Le strade sono ancora deserte, gli appartamenti addormentati, ai passanti sono stati aggiunti dei cani al guinzaglio.
Devo solo capire dove sono e se ho davvero voglia di tornare a casa.
Soundtrack: The Early Years- All One And Zeros, I Cosi- Rosa, Bedouin Soundclash- Walls Fall Down, Maddalena (Jesus Christ Superstar) - I don’t Know How To Love Him