Aspettando Zita Swoon
Riemergo da Roma e dall’Mtv Day (che da noi segna da sempre lo spartiacque tra un anno e l’altro, un po’ come il ritorno a scuola, ma con tanto di esame di ammissione) e potrei raccontarvi il backstage di questa lunga diretta, i voli in scaletta per saltare televisivamente da una piazza all’altra, i personaggi del semi-spettacolo saltati fuori dalla calda domenica romana. E invece no. Mi dispiace. Ma vi parlo di una cosa che non c’entra niente.
Perché tutto questo se ne andrà in un batter d’occhio, spazzato via dalla prossima scatola con i mobili ikea. Invece quello che mi ricorderò è un altro concerto. Zita Swoon al circolo degli artisti. Chi sono? il gruppo (belga) di Stef Kamil Carlens, il bassista e cantante dei primi album dei Deus. Un gran miscuglio di generi a dir la verità e un progetto che li rappresenta al meglio: A band in a box. La band non suona di fronte al pubblico, su un palco, ma direttamente in sala in mezzo alla gente. La differenza sembra solo formale ma, davvero, non lo è.
Adesso penserete che siamo arrivati, che volevo parlarvi del live degli Zita Swoon, che tra l’altro mi è piaciuto moltissimo, prima di andarmene a dormire e chiudere il blog, e invece no.
Che rottura stasera, vero?
Sembra che non voglia parlare di niente.
E invece ci arrivo, abbiate pazienza.
Siamo al circolo degli artisti, dunque, ma è ancora presto. Io raggiungo A. che è lì con la band, stanno cenando. Mi aggiungo, mangiucchio qualcosa dal buffet e mentre i ragazzi si mettono a confabulare tra di loro mi ritrovo da sola con la compagna di Stef. E iniziamo a parlare di tutto, musica, roma, lavoro, famiglia, serie tv e poi, quasi come in un cerchio, torniamo alla musica. Lei segue Stef in tour ormai da tanto tempo. Sta bevendo il suo vino e gettando un’occhiata al tour bus quando le chiedo cos’è che trova più faticoso e stancante. Lei non ci pensa nemmeno e mi risponde subito. Aspettare. Tutte quelle attese che si susseguono mentre ti sposti da una città all’altra, quando aspetti di suonare, quando aspetti di ripartire, quando aspetti gli altri ragazzi della band. C’è sempre qualcosa o qualcuno da aspettare.
E, in effetti, anche adesso è questo che stiamo facendo. Sono le nove, abbiamo finito di mangiare, il concerto non inizierà prima delle dieci e mezzo ma tutto è già pronto.
Ripenso per un attimo a tutte le mie attese, ai libri letti in un angolo in uno studio di registrazione , alla mia tesi su e giù sui treni, all’i-pod scaricato su una panchina alla fine di un concerto. E al mio strano, in parte inconsapevole, rapporto con questa specie di bolle temporali.
E poi penso che, chissà perché, i personaggi femminili, in letteratura, aspettano sempre. Per un motivo o per un altro. Con pazienza. A volte è rassegnazione, a volte è forza. A volte ingenuità, a volte speranza.
Per un attimo non parliamo, tutte e due siamo da un’altra parte, poi lentamente torniamo a bere e a consumare in chiacchiere questa ennesima attesa.
A un certo punto il vino finisce e noi ci alziamo. Per lei è tempo di buttare un occhio alla sala, controllare che ci sia già musica in sottofondo e scoprire che fine hanno fatto le coriste. Io mi dirigo invece verso l’ingresso a salutare i primi amici che arrivano.
Ci chiediamo raramente quanto abbiamo aspettato. Ci chiediamo più spesso cosa o chi abbiamo aspettato e se ne valeva la pena.
Le risposte di solito ci sono tutte. Il problema è che arrivano quasi sempre in ritardo.
19 settembre 2007 alle 13:59
questo è un post fighissimo. volevo scrivere qualcosa ma mi piace così tanto che sto zitto. ogni tanto le cose vanno apprezzate e basta.
20 settembre 2007 alle 09:46
e noi cosa stiamo aspettando?
20 settembre 2007 alle 15:05
(…) e noi non ci sappiamo perdonare di non sapere ballare sapendo troppo aspettare…
22 settembre 2007 alle 09:36
Che cosa aspettiamo, Mil? La risposta buona l’ho già usata e per la verità l’avevo pure copiata. Intanto Ion sembra aver riaperto il suo blog e un ETR romantico (ma non glielo dite, anzi fate finta di nulla, potrebbe spaventarsi) ci parla di gente di riviera dove passano i cuori d’avventura… e magari anche qualche treno.
23 settembre 2007 alle 10:10
Ciao Sara …. un’altra domanda potrebbe essere: “ma vale ancora la pena aspettare?”
24 settembre 2007 alle 14:26
“If a girl looks swell when she meets you, who gives a damn if she’s late? Nobody.”
J.D.Salinger, Catcher In the Rye
Parlando di attese e aspettative,
Frank.
24 settembre 2007 alle 15:28
Cavoli Frank. Uno dei miei libri preferiti. E poi ci chiedono perché andiamo d’accordo…
S.
24 settembre 2007 alle 15:54
…e ho pure fatto il mio primo post. che emozione
20 ottobre 2008 alle 01:23
[...] dico che l’andrò a trovare ogni mese, lei mi aspetta… e a proposito di attese, gli Zita Swon non li ho mai più incontrati ma li ha visti il mio amico FDP e me lo ha scritto nell’ultima [...]