Technicolor Dreams
Stephen Wood arriva sempre verso fine estate. Quando la sera hai bisogno di portarti dietro un maglioncino e la pioggia è dietro l’angolo.
E’ vero, stavolta è il 10 agosto, ma il sapore rimane quello, che vi piaccia o no.
E a me piace.
Cielo coperto, aria fredda e niente stelle, nemmeno se è la notte di San Lorenzo. Eppure anche dopo un temporale estivo i desideri sono ancora tutti lì, quelli riciclati dall’anno scorso, rinfilati nelle tasche per non perderseli via, e tutti quelli nuovi a cui prima mica avevi pensato.
Qui c’è poco da fare. Andiamo verso il mare, chissà che il vento lì non abbia spazzato via le nuvole. Ci sono città, lavori e vite diverse da scegliere sulle sedie bagnate di un locale sulla spiaggia e mi sembra strano che, per una volta, non stia a me decidere. Le parole si perdono in improbabili percorsi che annegano nel ghiaccio di quello che stiamo bevendo (in onore dei vecchi tempi di Music Match Live) mentre pensiamo che una cioccolata calda ci sarebbe stata meglio. Ho freddo. E il ghiaccio lo lascio nel bicchiere insieme a metà del resto e a chi ha ancora un’immagine da difendere.
Ci sarà un posto dove queste nuvole non ci sono e si riesce a vedere un po’ più chiaramente.
Ci penso. No. Però c’è un posto dove se non puoi guardare in alto ti puoi almeno accontentare di guardare avanti.
E così risaliamo in macchina, cambiamo cd e ci lasciamo il mare alle spalle per arrampicarci su una striminzita stradettina di collina.
La Mullholland Drive del signor Tarozzi.
La strada finisce in un cortiletto di una piccola chiesa (ma che ci fa una chiesa lì?), si scende una scaletta e voilà. Una distesa immobile di luci silenziose. Intorno grilli, cicale e altri animaletti notturni. Più sotto qualche casa.
Pensa abitare qui.
Poco più in là, su un poggetto, qualche anno fa, pensavo di aver perso qualcosa per sempre. Il problema era che non sapevo nemmeno io cos’era.
Controlliamo il cielo e seguiamo un ufo che vola al di là delle nuvole mentre dalla parte opposta, all’improvviso un gallo canta.
Ma cosa cavolo fa, sono le due e mezzo di notte.
Evidentemente non gliene frega niente e continua a cantare.
Ogni tanto capita qualcosa di strano ed è bellissimo non provare nemmeno a spiegarlo.
Le cose da decidere rimangono lì, in mezzo all’erba, in un giorno di settembre che si è infilato in una di notte di mezza estate con tutti i suoi sogni.
Andranno raccolte prima o poi, ma non stasera.
Sono solo le due e mezzo, ti giuro, e l’alba deve ancora arrivare.
In macchina: A Toys Orchestra, Technicolor Dreams (l’album)
30 dicembre 2008 alle 18:09
[...] - Andiamo al faro? Risaliamo il viottolino, raggiungiamo la macchina e ci avviamo verso il faro. L’estate scorsa eravamo lì, in uno dei tanti locali della costa, a prendere decisioni per il futuro. Musica e [...]