Italia Wave- 1-2-3
I gradi sono diventati 38 e la polvere la sento anche nelle ossa. Il festival inizia in sordina, quando sembra che tutto sia ancora in preparazione per qualcosa che verrà. E’ dura, ma a volte si trova un motivo per sorridere anche alle due di notte, sfiniti, coperti di terra e con una bottiglia di acqua calda in mano. Se non fossi innamorata dei festival non ce la farei mai.
Siamo partiti sotto il sole con l’intervista ai Clap Your Hands Say Yeah. Niente cantante. E’ malaticcio in albergo, dicono. Peccato. Sarei curiosa di vedere se quando parla normalmente gli esce quella vocetta inconfondibile di quando canta. Compaiono invece un bassista e un batterista alquanto abbottonati. L’ultimo si scioglie in una risata soltanto quando riveliamo di sapere che suonava in una cover band dei Guns N’ Roses.
I torinesi Discodrive invece arrivano al completo, reduci da un concerto sotto il caldo delle 3 del pomeriggio. Il “loro things to do today” ci fa ricordare che la giornata non è ancora finita e infatti arriva anche Nick dei !!!. E che dire. Quello sembra nato davanti alla televisione. Brillante, divertente, preciso. Ovviamente corriamo a vederlo sul palco perché guardarlo ballare è uno spettacolo.
I beveroni di acqua e sali minerali di S. ci fanno tirare mezzanotte quando riusciamo a vedere il live degli Scissor Sisters. Sono una brutta troia, esordisce la vocalist. Va beh.
Giovedì svegliarsi è un pochino più difficile. Ma ci aspettano i Toys Orchestra con cui improvvisiamo una partita a carte (eh lo so che ci volevano quelle napoletane…), le CSS che intavolano una discussione sul pop e poi, in serata, arrivano i Kaiser Chiefs che chissà quante birre si erano già fatti. Io e S. ci guardiamo. Certo che il bassista… Poi ci guardiamo di nuovo. Sulla mia gamba destra c’è una strisciata di terra che sembra mi siano passati sopra con una macchina e anche il resto non è granché. Labbra bruciate dal sole, shorts con due dita di polvere sopra e top stropicciato sopra un vecchio costume. Ridiamo.
Credo che non mi abbraccerebbe neanche A. se non stessi per crollare per terra, cinque ore dopo. Insomma, ho visto giorni migliori.
L’intervista a Mika salta, anche se lui sembra in gran forma e arriva con un esercito di parenti/ amici. E tutto il concerto sembra di averlo già sentito qualche centinaio di volte.
I Kaiser Chiefs forse non hanno ancora bevuto abbastanza perché chiudono la serata da “maghi del ritornello” (C.) quali sono, ma nel frattempo il cantante salta giù dal palco, corre al bar si prende una birra e poi torna su a finire il concerto.
Alzarsi venerdì è davvero faticoso. I gelati che G. mi fornisce sottobanco mi salvano la vita e mi permettono di sopravvivere al nostro quarto giorno nel deserto. I Mojomatics sono un po’ timidi ma sono talmente bravi che gli si perdona tutto. Joan (Joan As Policewoman) ritarda l’intervista e noi da parte nostra facciamo l’errore che non avremmo dovuto fare. Tirare fuori il passato di qualcuno è sempre pericoloso oltre che un po’ invadente. Avrei dovuto trattenere C. ma in fondo in fondo c’era qualcosa che non mi ha fatto essere più ferma. Il fatto è che so esattamente cosa è.
Chiudono le interviste i francesi Cassius che pero’ sono bloccati nel traffico degli italiani in partenza per le vacanze e arrivano con due ore di ritardo. Noi siamo ad aspettarli nei pressi del palco dell’elettrowave, buttati su un terrazzo di una vecchia cascina (meno male almeno qui non c’è terra) preoccupati del sole che tramonta. La cena è un miraggio, ci stiamo per giocare K. che ha un calo di pressione, ma domani si va a casa e ce la possiamo ancora fare.
Ho gli occhi un po’ spenti quando Demon Albarn seduto sui gradini del suo camerino-container a fumare me li ravviva. E poi spunta anche Paul Simonon, a torso nudo e non posso fare a meno di notare che è identico a come te lo immagini. Sembra appena sbucato da un poster o da una vecchia foto.
Rimango un po’ lì. Che gli dice uno a Paul Simonon?
Così non ho detto proprio niente. Ed ho aspettato quel tanto da far arrivare cavallette in cerca di un ricordo.
Il live dei The Good The Bad And The Queen lo aspettavo da quando mi hanno chiesto di lavorare allo speciale di Mtv su Italia Wave. E infatti mi arrampico nella sempre presente area vip e mi appiccico a quella specie di terrazzino. C’è un assembramento di gente curiosa, ma come prevedibile, dopo un po’ tutti tornano a bere e chiacchierare così che mi lasciano quasi da sola lì, con gli occhi inchiodati sul palco. Il concerto chiude la mia serata mentre gli altri si dirigono verso il dj set.
Sabato lasciare il letto è davvero impossibile. Suona la sveglia e non mi muovo. A. mi chiama con le buone, ma niente. Comincia a spingermi verso il bordo del letto. Nulla. Piano piano rotolo giù. Ma continuo a dormire sul pavimento fino a quando A. non mi solleva e io provo a stare in piedi.
Raccatto gli ultimi vestiti puliti che ho in valigia e l’ultimo briciolo di energie.
Ce l’abbiamo fatta.
24 luglio 2007 alle 10:33
ogni tanto ti invidio un po’ quando leggo che stai li con di fronte paul simon o damon albarn. poi torna la ragione e penso che chi devo invidiare sono damon albarn e paul simon. eppure è così difficile a volte…
24 luglio 2007 alle 20:25
Beh si, se c’è da invidiare uno dei tre, non sono certo io
Ma poi vattelapesca te (tanto per riappropriarmi del toscano) se sono felici o no.
25 luglio 2007 alle 09:53
cazzarola, ma con tutto quello che la vita gli ha già dato pretendono pure la felicità? ingordi…