Break.
Ci sono giorni in cui è come se non fossi più tu.
E’ come si ti prendessi una vacanza da quello che sei.
Così rispondi alle mail a cui normalmente non risponderesti, mangi quello che non mangeresti, parli come non parleresti.
Lo sai che dura poco e forse è per quello che è divertente. Ed è anche quasi rassicurante.
Cosa sarà mai.
Fregartene per un po’. Chiamare, scrivere, comprare. Tutto va bene purché non abbia senso. Tutto purché non abbia niente a che fare con te.
Poi ti accorgi che il break è finito, è ora di tornare a casa e allora butti le schifezze nel frigo, ti riappropri del tuo linguaggio e, lentamente, ridiventi quello che sei sempre stato.
Perché ti sia capitato non lo sai, cerchi qualche definizione prima di spegnere il computer e andare a dormire, ma non la trovi.
Forse è più semplice di quanto pensi.
Magari aveva ragione quel tuo vecchio amico strampalato che ogni tanto faceva qualche cosa che nessuno capiva e se provavi a chiedergli il motivo rispondeva semplicemente, con gli occhi limpidi e sinceri.
“Beh, volevo vivere ancora un po’”.
Così diceva.
Volevo vivere.
Ancora un po’.
17 settembre 2009 alle 03:49
bello.
17 settembre 2009 alle 19:41
Ma che amici hai?!?
18 settembre 2009 alle 02:21
strampalati, come da definizione.
18 settembre 2009 alle 09:38
Più che altro un tantino… “letterari”
18 settembre 2009 alle 10:03
Ehhhhh.
Lui lo era davvero, nel buono e nel cattivo.
E quella frase lì l’ha detta proprio così, me la ricordo.
Del resto le frasi gli uscivano quasi sempre bene.
28 settembre 2009 alle 13:49
“volevo vivere ancora un po’”.