On The Road
Sono stati sei mesi strani.
Iniziati a gennaio, con la neve che seppelliva Milano e con me, confusa dalla febbre, che la guardavo cadere, completamente senza suono, dalla finestra.
Arrivati fino qui, in una domenica di giugno proiettata verso un’estate di arrivi e partenze.
Dentro ci stanno persone e personaggi, obiettivi e affanni, calci e giravolte.
Difficile la strada verso la felicità, commentava ETR stamattina. A volte non sappiamo proprio quale sia. Più che la difficoltà nel percorrerla capita che si sbagli proprio strada. Cioè si fa una fatica boia, ma sulla strada sbagliata.
Già.
E allora ogni tanto conviene guardare dove siamo, cosa c’è intorno, se ci piace. Oppure se continuano a dirci che il paesaggio che abbiamo intorno è bellissimo ma noi non possiamo fare a meno di guardarlo con quel sorriso lì, un po’ a metà, incerto e sospeso come gli sguardi di Bentivoglio alla fine di un film.
Sei mesi.
Un mare di storie che si intrecciano o forse soltanto una. Inutile o fondamentale.
Adesso sono qui, senza pensare che ci sarei mai arrivata, a guardarmi intorno, con gli occhi spalancati a cercare un’altra mappa.
Se non fosse per la stanchezza si starebbe anche bene. Ma c’è da riprendere lo zaino, senza pensarci troppo su, perché adesso inizia il pezzetto di strada più difficile. A volte penso che continuerò a camminare all’infinito, altre volte penso che avrei dovuto aspettare una cartina un po’ più dettagliata, altre volte ancora che le confuse indicazioni dei passanti, a volte, sono più efficaci del satellitare.
Così… op… si va.
Sempre con gli occhioni addosso al mondo. A farseli bagnare dai temporali e asciugare dal sole. Guardando quei pochi metri di strada all’orizzonte e provando a immaginare tutto il resto. Provando a immaginare noi.
Quando prende proprio male, gonfiano i piedi e non c’è verso di andare avanti allora mi siedo, scomposta, da qualche parte, elimino l’asfalto, il traffico, i cartelli scoloriti e penso a Luciano, che attraversa paesaggi incredibili, su un treno. Oppure a nonno Pietro che prepara il caffè nella sua piccola cucina.
Magari li incontrerete anche voi, un giorno.
Nel frattempo, senza nemmeno accorgermene, ho ripreso a camminare.
29 giugno 2009 alle 15:19
ma dove cazzo vai così di fretta? e fermati per una birra almeno!
29 giugno 2009 alle 20:58
beh, una birretta… quasi quasi…