Omini su linee bianche.
In una famosa scuola di scrittura per spiegarti che cosa è un racconto ti dicono: immagina un omino su una linea bianca. La linea bianca è la sua vita, i suoi affetti, il suo lavoro o la sua scuola, i suoi interessi, la sua casa. Quello che mangia a colazione e i suoi vestiti preferiti.
Lui cammina tranquillo, dritto sulla sua strada. Poi all’improvviso succede qualcosa che lo butta fuori dalla linea. Lo prende e lo scaraventa su un albero. E magari l’albero inizia pure ad agitarsi spingendo il nostro povero omino di qua e di là.
Ecco quello è un racconto.
Se l’omino avesse continuato a camminare dritto sulla sua linea non ci sarebbe stato niente.
Questo per dire che quando qualcuno o qualcosa ci scaraventa sull’albero, mentre guardiamo da lassù la nostra linea bianca, sotto di noi e ci lamentiamo del vento che scuote i rami, potremmo pensare che forse non è il posto migliore del mondo ma, mal che vada avremo una storia da raccontare.
23 febbraio 2009 alle 23:31
scrivi così bene che mi porti via i fan. protesto!!!
24 febbraio 2009 alle 03:55
ahah… tranquillo non so suonare
25 febbraio 2009 alle 15:18
Importante aver sempre una storia in testa, o in tasca, da poter raccontare. Ciao Invisibilia, io mi chiamo Unacosacaso e sono colei che proprio stamattina ha fatto outing!
28 febbraio 2009 alle 04:03
è stato così da quando esistono le storie. Alla fine dell’Iliade c’è una frase pronunciata dagli dei che non citerò il cui senso è che tutto ciò che hanno passato i protagonisti non è avvenuto affinchè l’ordine stesse finalmente intorno e nelle cose, ma affinchè ci fosse materia di canto. Quanto è vero, è l’unica consolazione che abbiamo nei momenti di sofferenza. Pensa a chi non può trarre vantaggio dal proprio dolore per farne materia di canto…siamo fortunati noi che crediamo di saper scrivere
28 febbraio 2009 alle 10:25
La tristezza è il nostro destino: ma è per questo che le nostre vite saranno cantate per sempre, da tutti gli uomini che verranno…
Benvenuti Pietro e Unacosacaso
28 febbraio 2009 alle 16:03
ciò che mi mortifica è avere tanta materia e così poco tempo per cantarla