Rincorse (parte 1)

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E’ venerdì mattina. Il mal di gola non se ne vuole andare ma la febbre è scesa e quindi è arrivato il momento di avventurarsi là fuori.
E’ come se da lunedì notte avessi vissuto un unico lungo giorno in cui i racconti dei libri si mescolano ai sogni che, disturbati dalla febbre si agitano per poi placarsi, come i bambini, con il silenzio della neve che continua a cadere al di là della finestra. E incanta.
E’ venerdì mattina, dicevamo e io decido che ce la posso fare, mi trasformo in un piccolo fagotto di lana e chiamo mio fratello.
Perché quando c’è un problema pratico, posso essere a Parigi, a Londra o a New York, ma lo chiamo. E non dico tanto per dire. Lo chiamo.
Problema: la macchina sarà sepolta dalla neve ormai ghiacciata. Partirà, non partirà, che faccio se non si apre nemmeno lo sportello…
Soluzione: chiamare il fratellone.
Infatti mi tranquillizzo. Anche se, pensandoci poi, probabilmente non sarei mai riuscita a fare nessuna delle cose che mi ha detto. Ma alla fine è quello il compito dei fratelli maggiori. Farti sentire che, anche se non capisci un tubo, ce la puoi fare lo stesso.
Scendo.
Lo sportello della macchina si apre ma il problema è che c’è un mare di neve ghiacciata accumulata intorno alle ruote, come se qualcuno le avesse volute incorniciare.
Che bel pensiero.
Con cosa la tolgo che non ho niente?
E allora faccio la cosa più divertente che mi sia mai capitata di fare una mattina qualunque andando al lavoro.
La prendo a calci.
Prendo a calci la neve ghiacciata.
Ed è fantastico. Funziona, per di più.
A volte è un po’ più faticoso, ma… è bellissimo.
Dovremmo farlo più spesso. Mettere da parte un po’ di neve, non proprio fresca, altrimenti fa poca resistenza e poi prenderla a calci. Ecco ci dovrebbero essere sempre dei posti dove tu vai e prendi a calci la neve. Perché non è come tirare pugni a un sacco in una palestra: il sacco rimane lì, ma la neve si disintegra. I pezzi di ghiaccio li distruggi e dopo non ci sono più.
Li distruggi e poi non ci sono più.

(fine prima parte)

1 Commento a “Rincorse (parte 1)”

  1. Menphis scrive:

    Il fai da te è anche meglio!
    Ognuno ci mette la motivazione che vuole.
    Come inventarsi un lavoro!!
    http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/economia/crisi-8/rompi-piatti/rompi-piatti.html