Macchie di colore.
Neil Leifer, famoso fotografico del Time, diceva sempre che la fotografia non mostra la realtà, ma l’idea che se ne ha.
Osservo i file che lentamente si trasferiscono dalla scheda al computer e guardo fuori dalla finestra.
Ti insegnano a scegliere un soggetto e a trovare la sua posizione nello spazio, a ritagliare un pezzo di mondo e identificare delle linee che lo descrivano. A tenere la mano ferma e bloccare anche il respiro per rendere un attimo assolutamente perfetto e potenzialmente infinito.
Eppure a volte ti sembra tutto inevitabilmente fuori fuoco. Le linee non ordinano ma creano rumore.
Le luci nitide dell’Africa sono lontane. Così come quella determinazione e quella sicurezza nell’andare alla scoperta del mondo.
Forse è colpa del flash rotto ma, prima di rivederle, sai già che stavolta le tue foto saranno inevitabilmente un po’ mosse.
Trasferimento terminato.
Apro la prima. Ed è una macchia di colori.
Potrei avere mille reazioni diverse e arriva quella più insospettata: mi metto a ridere. Semplicemente e senza scuse.
Tento di recuperare un contatto con il mondo guardando di nuovo fuori.
Ma in fondo, forse, c’è più realtà in quella foto che in quello che vedo dalla finestra.
I-tunes: Cure- Pictures Of You
4 dicembre 2008 alle 21:46
Macchie di calore
5 dicembre 2008 alle 00:46
“mai come adesso è bello inebriarsi di vino e di calore, di vino e di calore…”
7 dicembre 2008 alle 12:39
C’è sempre un grande fascino nelle foto, anche in quelle venute male.
7 dicembre 2008 alle 19:44
A volte sì. Vedi l’intenzione, vedi dove volevi andare e dove non sei mai arrivato