I’m not in this movie, I’m not in this song.
Il mio insegnante di sceneggiatura a New York diceva sempre “kill your babies”. Uccidete i vostri personaggi: eliminate parole e trasformatele in immagini, togliete informazioni e alla fine sottraete ancora.
Mentre salutavo TJ ieri sera pensavo che nella realtà succede esattamente il contrario. Quando incontri una persona parti da una misera quantità di informazioni che poi piano piano va ad aumentare fino a formare un ipotetico quadro.
E durante il percorso non puoi fare altro che scommettere.
Sederti al tavolo da gioco e puntare.
Puoi decidere, con una ventata di improvvisa sicurezza, di rovesciare una manciata di fishes tutte insieme oppure puoi aspettare e osservare il gioco. Puoi tentare di procedere a piccoli passi o anche alzarti dal tavolo, dopo ore, esattamente con le stesse fishes che avevi prima, continuando a chiederti, mentre ti allontani, che cosa sarebbe successo se avessi puntato di più.
Chiudo lo zaino e, mentre tutti iniziano ad uscire e a riempire i locale, io mi avvio alla macchina.
Bisogna aver il coraggio di chiudere le giornate.
Anche quelle che lasciano tutto in sospeso.
I-pod: Notwist- Consequence
23 novembre 2008 alle 09:32
… tu che tecnica di gioco preferisci?
C’è differenza tra un film e una telenovela?
Bisogna avere il coraggio di interrompere il gioco …
23 novembre 2008 alle 10:51
Le telenovele sono scontate, i film (a volte) sono interessanti: non è così banale capire chi sta giocando e chi invece sta solo raccontando…
23 novembre 2008 alle 11:55
A proposito di “Kill your babies”, il mio professore di “Telenovelas” diceva spesso:
“Every artist is a cannibal, every poet is a thief. All kill their inspiration and sing about the grief.”
23 novembre 2008 alle 12:00
Adoro quando ETR500 diventa romantico.
23 novembre 2008 alle 14:38
Anche io adoro ETR500 ….. STOP
Siccome non è banale capire, sorge l’interrogativo: Sara ama giocare o raccontare? *
23 novembre 2008 alle 16:27
Ma anche: la vita è un sogno o i sogni aiutano la gallina domani? Ops… forse la domanda era un po’ diversa…
23 novembre 2008 alle 16:33
Ho fatto un sogno
un sogno all’incontrario
ho fatto un sogno
un sogno poco serio
Ho sognato che tutto quello che andava male andava bene
e tutto quello che andava bene andava male…
andava quasi tutto bene!
(…)
Con geometri che facevano i geometri,
assessori che facevan gli assessori
e i ladri che facevano i ladri
e non c’erano i geometri che facevano i ladri,
gli assessori che facevano i ladri
e i ladri che non sapevan che cazzo fare
23 novembre 2008 alle 18:34
Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.
24 novembre 2008 alle 10:52
Potremmo raccontare qualcosa a noi stessi o gridare un segreto dentro un albero… sarebbe meglio….
24 novembre 2008 alle 11:34
Tornerebbe indietro, come un’eco.
E infatti torna. Sempre.
24 novembre 2008 alle 11:59
in questo modo però potremmo conservarli per sempre, e lasciarli condividere solo alle persone che sanno apprezzarli… un po’ come i film…
25 novembre 2008 alle 03:32
Cioè gli alberi sarebbero un po’ come delle videoteche…
25 novembre 2008 alle 10:13
“There are too many books I haven’t read, too many places I haven’t seen, too many memories I haven’t kept long enough.”
25 novembre 2008 alle 11:33
No dai! O forse si se consideri gli alberi come persone…. chi potrebbe negare il fatto che ognuno di noi è la videoteca della nostra vita…