Cronaca di un week end ovvero storie di momenti sbagliati - parte 1
Ditemi che cosa hanno in comune le seguenti cose:
- un tassista rock
- un concerto degli editors
- una festa gay
- un metallaro che scatta foto a raffica
- una serata al rock’n’roll che suona come una festa di addio
Ben poco, provate voi a costruirci una storia. Eppure.
Il mio week end comincia in taxi, venerdì sera, in direzione Alcatraz. Il tassista comincia a chiacchierare, mi domanda chi sono questi Editors che sto andando a vedere e ogni tanto dà un’occhiata alla sua autoradio che sembra un po’ soffrire, tenuta al minimo per non dare fastidio.
Finiamo a parlare di musica. Si stupisce quando sembro reagire ai nomi che mi snocciola, gente come ozzy osbourne, motley crue, slayer. Non è il mio genere e glielo dico, ma il semplice fatto di conoscere quei nomi mi porta nelle sue grazie.
Si illumina, prende dei cd, mi fa ascoltare dei pezzi e tutto contento si incanala nella fila di macchine che ingorgano via valtellina. Ti è capitato un rocchettaro, mi dice alla fine, prima di farmi scendere e poi mi fa addirittura lo sconto. Con la coda dell’occhio, mentre chiudo la portiera lo vedo risistemare i cd mentre abbassa la musica, rimette da parte i suoi sogni di air guitar e si prepare ad una nuova corsa.
L’Alcatraz, sold out, è assediato dai fan degli Editors che aspettano di entrare, raccolti in due lunghissime file. Indie-rockers fasciati da jeans rovina circolazione (come direbbe a.), t-shirt comprata in pounds, giacca vintage che andrebbe bene se fosse davvero primavera (ma facciamo finta, al limite ci andrà via la voce). Spostandosi davanti alla cassa accrediti invece sembra di essere ad una festa tra amici. Tutti conoscono tutti. E comincia il rito dei saluti, mentre dall’interno arriva la musica dei Mobius Band, i tre ragazzi di Brooklyn che hanno il compito di aprire la serata. TJ arriva, entriamo al volo e finalmente ci lasciamo alle spalle una settimana di lavoro.
Strana apertura quella degli Editors, ma molto di atmosfera, con Tom Smith al piano sulla bellissima “Camera”. E poi via con An End Has A Start, title-track del secondo album che fa cantare tutti, a parte quelli impegnati a baciarsi. E intorno a noi sono parecchi. Da dove esce tutto questo romanticismo? Mi vengono in mente due cose. La prima è che se non ci avesse già pensato C. con il MiAmi ci sarebbe davvero da inventarlo: un festival di musica e di baci. La seconda è che, ripensandoci, non ho mai baciato nessuno ad un concerto. Era sempre il momento sbagliato.
Aspetto per un’ora il mio pezzo preferito e, dopo le varie canzoni del bis, sono già rassegnata quando sui saluti parte Smokers Outside The Hospital Doors.
Se c’è una canzone che vale un concerto, per me è proprio questa.
Siamo in ritardo per la festa. Ah già ma tanto si deve sempre arrivare in ritardo no? Comunque secondo me, vestita così nemmeno mi fanno entrare. TJ, mi serviva un vestito sciocco. E cos’è un vestito sciocco? Boh, il mio ti pare abbastanza sciocco? Non lo so, ma nella Milano dei loft e degli open bar ormai la festa la fa il dress code. Cerchiamo un taxi, vah.
In questi momenti rimpiango NY. Quando esci per strada, alzi una mano e sei a posto.
Stavolta qualcuno mi legge nella mente perché lasciata la via bloccata dell’alcatraz, dopo pochi metri, ci imbattiamo in un taxi vuoto, fermo ad un semaforo. Ci precipitiamo. E si parte. Direzione festa sciocca di primavera.
TO BE CONTINUED…
31 marzo 2008 alle 12:41
no io direi: jeans da froci. ma non so se su questo blog si posson dire le parolacce. voglio sapere come finisce la storia. tj ha sboccato anche a sto giro?
31 marzo 2008 alle 16:48
… ma quando mi avresti visto sboccare? ho sboccato solo due volte in my life, e tu non eri mai presente ad assistermi…
3 aprile 2008 alle 12:08
ok, e la seconda parte?