Sapore di hot dog.
Le serate per addetti ai lavori mi lasciano sempre in bocca un po’ di sapore di plastica.
Finiscono per essere una grande immensa piazza per le pubbliche relazioni, anche se la musica, davvero, è lì sul palco. Come lo era quella degli REM. (Se avete un pass di mtv ricordatevi di pronunciarli all’inglese o farete la figura dei provinciali, non vi preoccupate se sapete a malapena chi è Michael Stipe, il braccialetto al polso vi aprirà l’area vip dove potrete dimenticarvi anche quelle poche cose).
Dicevamo, quindi. Gli “ar-i-em”. Presentano il loro nuovo album Accelerate al Rolling Stone di Milano. Serata a inviti. E quindi pubblico di discografici, artisti, giornalisti. Che non sono proprio il massimo del calore, anche se sembrano scrollarsi di dosso il torpore grazie a qualche storico successo. Del resto, se Losing My Religion non vi risveglia nemmeno un ricordo, forse, dovreste chiedervi in quale igloo siete rimasti chiusi.
Al mio fianco c’è compare TJ, come sempre. Ma senza l’entusiasmo che conosco.
Siamo contente di essere qui e curiose di ascoltare il nuovo album, Stipe è in grande forma, fa dell’ironia sui tempi delle riprese televisive che gli permettono di riaggiustarsi i pantaloni (si è dimenticato la cintura, dice, e rischia di rimanere in mutande) ma noi ci guardiamo intorno alla ricerca di qualcosa ed ecco, quel sapore un po’ di plastica. Gente che continua a salutare gente. I sospiri e le urla dei ragazzi del fan club (a cui per fortuna sono stati riservati dei posti) accanto ai pensieri di chi fa programmi per la cena.
Noi rimaniamo lì, nelle retrovie, fino alla fine del concerto. Poi lentamente ci avviamo fuori. TJ si ferma a fumare insieme a S., io vado alla ricerca di G. che dovrebbe essere qui da qualche parte.
La trovo, e con lei anche a. (che è finalmente riuscito a comprarsi un paio di scarpe… siamo tutti con lui) e gli altri. Mentre parlo con loro, mi sembra quasi che il concerto inizi adesso, mentre il sapore di plastica piano piano scompare. Quello che arriva al suo posto non lo so cos’è. Sapore di hot dog, forse, o del fantastico mix di intrugli del piadinaro qua di fianco. Non c’è paragone.
TJ, sorridi, ti offro una crepe alla nutella.
20 marzo 2008 alle 16:37
e voi non vi siete mangiati la pasta al peperoncino che ci siamo sparati subito dopo da me. sfigate!
21 marzo 2008 alle 21:25
…ho capito tocca portare il barattolo da cinque chili ….
21 marzo 2008 alle 21:54
Oddio, tra gli hot dog che fanno vicino al rolling stone e la pasta al peperoncino avrete dormito sonno tranquilli…
21 marzo 2008 alle 21:58
Fanno anche gli hot nutella, la prossima volta convincerò Tj a provarli.
Avrei mangiato anche la pasta al peperoncino ma a. non mi ha mica invitato… Pero’ una volta, un po’ di tempo fa, mi ha offerto pane e salame.
Dieta sana e equilibrata su Invisibilia…
23 marzo 2008 alle 13:41
ma il pubblico era così terribile?
23 marzo 2008 alle 17:47
No, solo che temo di essere capitata nella zona peggiore, circondata per lo più da due esemplari di persone: chi non faceva altro che parlare di sé con le venti persone che si era portato dietro grazie a tutti gli inviti in suo possesso e chi, entrato per un colpo fortuna ma un po’ annoiato, ha passato tutta la sera a chiedersi se c’era l’open bar oppure no.
25 marzo 2008 alle 14:05
Invisibilia, ti stupisci ancora di queste cose? Inguaribile romantica. Come disse Tiromancino (che non amo particolarmente) applicando queste parole sulle labbra plasticose di un uomo che sa di plastica: “Tanto a me della musica non mi frega più niente”