Torte di mele e altre romanticherie.

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Dovrei raccontare di questa settimana sanremese di YN, di Brian Ritchie dei Violent Femmes, del compleanno di TJ festeggiato tre volte (ubriaca alle cinque del pomeriggio, peggio di un irlandese al primo giro di pub).
E lo farò, prima o poi.
Ma stasera voglio scrivere un’altra cosa. Che con tutto quello che avrei da raccontare non c’entra proprio nulla, ma, perdonate, sono di nuovo le due, sono appena tornata a casa, esausta, dopo tre giorni senza sonno e invece di andare a dormire mi trovo con una manciata di pezzi di torta di mele fatta in casa a pensare esattamente questo (che ovviamente non c’entra niente neanche con la torta di mele): una delle cose più belle di quando qualcuno ti invita a ballare, qualunque ballo sia, salsa, tango, rock acrobatico, è che ti prende per mano.
Ti guarda, ti chiede di ballare e ti prende per mano.
E tu attraversi la stanza, la pista o la pedana, così, come facevi secoli fa.
Con qualcuno che ti tiene per mano.
Ecco, adesso l’ho scritto e posso finalmente mangiare la torta di mele. E forse anche andare a dormire.

P.s. Per la sezione ricette vedete il post precedente, anche perché, ovviamente, la torta non l’ho fatta io.

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