Natale 2010
mercoledì 29 dicembre 2010E’ il 21 dicembre.
Entro alla Feltrinelli per fare gli ultimi acquisti di Natale e come al solito rimango un’ora a perdermi tra i titoli: tutti quelli che vorrei comprare, tutti quelli che vorrei regalare, tutti quelli che vorrei leggere lì, seduta su altri libri, circondata dal fantastico e rassicurante odore retrò e della carta.
Non so se ci avete fatto caso ma a Natale in libreria si trova chiunque. Anche chi ci va una volta all’anno, un po’ come in Chiesa. I libri sono regali comodi, comunicano cultura anche se non ce l’hai, costano poco e soprattutto si incartano che è una favola: un parallelepipedo perfetto da avvolgere nella carta colorata o addirittura inserire in una di quelle praticissime buste rosse con copriprezzo coordinato.
Vedo facce disorientate, facce annoiate, facce ansiose che si posano sugli scaffali alla ricerca di una meta. C’è chi ha in mano un libro di cucina e poi improvvisamente vede un libro di poesie in offerta, in un baleno molla le costose ricette e afferra le più economiche rime con un sorriso “questo andrà benissimo”. Chi non capisce che gli autori sono in ordine alfabetico e pensa che non troverà mai niente. C’è chi si precipita sui libri da classifica pensando che siano trendy come gli-immancabili-accessori-della prossima-primavera-estate.
Cose così.
Poi c’è chi, in preda al panico, si affida ad uno dei commessi.
Studenti, appassionati di letteratura, plurilaureati divoratori di libri, lettori accaniti, acuti recensori con il volto stanco e appesantito da uno stipendio che li lascia senza futuro aspettano questo momento da una vita.
Un consiglio.
Come si faceva e forse si fa ancora nelle piccole librerie di fiducia.
Il “libraio” ti accompagna nel tuo viaggio, segue le tue letture proponendotene altre in cui ti riconosci, inseguendo i tuoi gusti ma anche sorprendendoti con autori che non avresti letto mai e titoli che da solo non avresti mai scoperto.
Ecco, una signora si è avvicinata e vuole un consiglio.
Da qualcuno che ha letto più di lei.
Che si sa districare tra correnti e autori.
Che conosce le voci più brillanti della letteratura mondiale.
Che può guidarla…
“Vorrei un libro per mio nipote.”
Il commesso smette di impilare libri e con voce contenta, risponde.
“Bene. Quanti anni ha?”
“15″
“Ha già un autore in mente?”
“Pensavo Flaubert”
Il commesso si blocca un momento. Probabilmente gli è comparso davanti agli occhi in un flash Madame Bovary, poi si è immaginato il nipote alle prese con le nuove applicazioni del suo iphone 4G in attesa di guardare l’ultima serie di Dexter.
“Non ha preso in considerazione anche qualche contemporaneo? Potrei consigliarle un paio di scrittori molto brillanti che potrebbero essere interessanti. Se poi è un regalo di Natale, magari sua nipote potrebbe apprezzare qualcosa di cui non si parli a scuola.”
“Contemporaneo?”
“Sì.”
“No, ecco… vede…”
“Sì’?”
“Vorrei qualcosa con del contenuto.”
La faccia del povero commesso rimane appesa così, alle parole della signora.
“Signora”. Respira. “Se un libro è contemporaneo non significa che non abbia contenuto.”
La risposta della signora si perde nel rumore della folla.
Vedo che il ragazzo le mostra un paio di libri.
Lo guardo mentre si affanna a parlare parlare parlare. Poi la signora prende in mano uno dei due libri e sorride, ringraziando.
Il ragazzo se ne va, soddisfatto, e torna a disfare uno scatolone, con pazienza.
La signora rimane un po’ ferma.
Poi viene verso di me.
Mi supera.
Punta dritta alla F.
F-laubert.
Si abbassa a prendere un libro.
Appoggia quello che aveva su un altro scaffale, velocemente e scappa alla cassa.
Il ragazzo sta ancora svuotando lo scatolone e non la vede. Starà pensando che ha salvato il regalo di Natale di un ragazzino, che qualcuno si è finalmente fidato di lui e che per una volta ha fatto quello che ha sempre pensato essere il suo lavoro.
Al volo recupero il libro abbandonato e con noncuranza lo rimetto al suo posto.
Prendo i miei acquisti e vado verso l’uscita.
E’ Natale, quasi.