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So Pop

martedì 15 maggio 2007

Ieri sera Brand:New Night con Long Blondes e Pipettes. A seguire dj set dei Crookers. Io e TJ ce ne andiamo quando praticamente ci sbattono fuori anche dalla fantastica area riservata: il locale chiude e ci fa salutare questa serata super retro’.
“Non ho voglia di andare a casa”
“Nemmeno io”
“Che ci sta succedendo?”
“Non lo so “.
Sfiliamo i pass e vorremmo sfilarci di dosso anche un po’ di questa irrequietezza. Ma ovviamente non si puo’.
Perche’ ci sono sempre i messaggi da interpretare, quelli da aspettare e soprattutto quelli da riuscire a non scrivere.
E mi viene in mente quella stupida canzone di Corrs, da canticchiare senza pensarci troppo. Ma quanto siamo pop stasera. What can I cay to make you feel this, what can I do to get you there…
Dai, Lady J, ti accompagno a casa.

1.

martedì 15 maggio 2007

La prima regola è: se ti senti uno stronzo, lo sei.

Play It Again

lunedì 14 maggio 2007

Stasera ho 16 anni. Il ballerino più figo mi invita a ballare, i miei amici mi guardano e sorridono mentre infilo una serie di giri che non ci credo nemmeno io. E poi a casa in vespa.
Che bello a volte lasciarsi portare.

Let’s dance

sabato 12 maggio 2007

Perché prendo tutto sempre troppo sul serio? Anche quando mi dovrei semplicemente divertire?
M. sorride. E’ venerdì sera e, insieme a F e tutti gli altri, mi ha trascinato in un posto sperduto fuori Milano. Lì c’è musica latina “vera”, così dicono, non quella schifezza commerciale che si sente in giro, musica portoricana “dura”. Ora, definire “dura” quel tipo di musica mi da di che pensare. Comunque un po’ per curiosità, un po’ perché devo assolutamente uscire, mi faccio convincere.
In parte sembra di andare ad un uno di quei party nei capannoni, una specie di rave latino, e in parte sembra di entrare nel film di Dirty Dancing. Dentro è uno spettacolo di danza, con tutti quei corpi che girano a velocità incredibili, si attorcigliano e si sciolgono, muovono il bacino come se fosse camminare.
Proprio l’atmosfera giusta per sentirsi rilassati e ballare un po’…
I miei anni di danza sembrano ridursi nei miei ricordi. Eppure ho fatto più o meno di tutto: classico, contemporaneo, modern, jazz… Adesso mi viene in mente solo quella fastidiosa sensazione di quando entri negli spogliatoi, magari stai per fare uno stage quindi non conosci nessuno, e tutti ti scrutano fin dal primo istante per capire quanto sei brava. Un’occhiatina ai tuoi piedi e poi appena inizi a a scaldarti, l’occhio scivola sulle tue gambe, quanto arrivano in alto, quanto si piegano, quanto si contorcono dietro ai tuoi comandi.
Odioso.
E io mi sento così. Con l’aggravante che io di questa roba qui sapro’ fare si e no due o tre cose. Certo, siamo qui per divertirci e allora perché quando F. mi invita a ballare sento il mio corpo rigido che lo segue senza dire niente. Prendo razionalmente il punto per fare i giri, conto la musica nella testa per il terrore di andare a fuori tempo, tiro ogni singolo muscolo per evitare di scivolare su questo pavimento su cui sembra che si possa pattinare. Dall’esterno magari è anche carino da vedere ma ovviamente non mi diverto per niente.
Qui è tutta questione di flessibilità e morbidezza. Ritrovo M, tranquillamente seduto in mezzo ad altri e leggo il terrore su un altro paio di facce. Mi dirigo verso il bar e ritorno con un super cocktail dove non so nemmeno cosa ci hanno messo dentro. M. mi guarda e si mette a ridere. Si ricorda di avermi riaccompagnato a casa completamente addormentata, un po’ di tempo fa. E V. ride con lui. Anche lei forse si ricorda. Uno solo, tranquilli.
Fisso il mio bicchiere. Volete che mi ributti lì in mezzo? Certo.
Datemi solo dieci minuti.
C’è un sacco di gente con noi stasera, qualcuno si limita a chiacchierare, i piu’ incoscienti se ne fregano e si buttano. E poi c’è chi è un po’ indeciso e quindi ballicchia vicino al tavolo.
M. mi fa: andiamo?
Assolutamente sì. Mica mi fanno paura questi (certo che mi fanno paura, ma adesso è tutto un po’ più semplice). Stavolta finalmente mi accorgo che sto ballando con qualcuno, che guardandolo negli occhi posso anche sorridere invece di pensare che sto per girare come una trottola e che quei giri dovranno essere perfetti.
Forse riesco anche a divertirmi.

Our Velocity

giovedì 10 maggio 2007

Sdraiata, per terra, sul pavimento dello studio. Sono le sette. I Futureheads se ne sono andati portandosi via un manager che continuava a sorridere. Gli siamo piaciuti.
Io invece ho finito ogni scintilla di energia nel mio corpo.
Vado indietro nel tempo.

Stamattina mi alzo e mi sembra di essere in una piscina piena d’acqua. Sapete quando i rumori vi arrivano attutiti e vedete tutto come se fosse immerso in una bolla? Una cosa del genere.
Salgo in macchina e lì cominciano a passarmi per la testa tutte quelle cose che in quel momento proprio sarebbe stato meglio lasciare da parte. E infatti, salto la fermata della metro e tiro dritto. Me ne accorgo un bel po’ dopo, torno indietro e comincio a correre.
Quando arrivo c’è un caos di persone in giro ed è tutto da inventare e anche in fretta. Beh, lo so fare, no? Cavoli Sara, lo sai fare e adori farlo, quindi smetti di preoccuparti e muoviti.
Ci sono due cose che faccio quando sono nervosa: uno, cambiare discorso ogni 5 secondi, due parlare in modo così veloce che il silenzio sia solo un lontano ricordo.
Ovviamente le faccio tutte e due e nel frattempo mi squilla anche il cellulare.
Evvai così.
Mi viene da ridere. Non dovrei, credo, perché forse sto combinando un disastro.
Ma che ci volete fare.
Scappo via e mi precipito in redazione. Qui per un attimo la situazione si calma, fino alle cinque meno un quarto tutto sembra scorrere via come previsto. Poi arrivano su i ragazzi di B:N. I Futureheads avrebbero dovuto essere loro ospiti ma non sono arrivati in tempo per la registrazione: sono appena atterrati a Linate … Che si fa? Li volete ospitare voi?
Sono le cinque… Rivoluzioniamo lo show in pochi minuti?
Beh, dai, proviamoci.
Tra l’altro dovevano anche suonare…
Suonare?
Si, un pezzo in versione acustica, chitarrina e voce, anzi, considerando che sono i Futureheads, chitarrina e voci.
Non ce la faremo mai, penso. Pero’ mi esce qualcos’altro. E me ne accorgo davvero quando vedo tutti che schizzano via e iniziano a correre di qua e di là.
Ok. C’è solo un briciolo di tempo per scrivere l’intervista. E intanto continuano a girarmi intorno persone con mille domande. Mollo la mia scrivania, raggiungo C. , che per fortuna li adora, confabuliamo un po’ e buttiamo giù le domande in inglese. Non faccio nemmeno in tempo a ridargli un’occhiata che loro arrivano e lo show inizia. Tutto rimane su un fogliettino un po’ scarabocchiato.

Quando penso a tutta questa giornata, adesso, mi chiedo quanto avrei potuto fare meglio, a come avrei potuto mantenere un perfetto equilibrio, a quanto altro avrei saputo tirar fuori.
Pero’ sorrido. Spesso le cose accadono così. E anche solo il fatto di non lasciarsi spaventare è già un passo avanti. Ce ne sono molti altri, certo. Ma quelle pareti di vetro che qualcuno, anni fa, diceva che mi dividevano dal mondo, adesso sento che non ci sono più.
Certo si rischia. Pero’ ne vale la pena.

Shuffle

mercoledì 9 maggio 2007

Stasera sono andata a correre e mentre tentavo di rimanere senza fiato ripensavo alle due parole scambiate con N. stamattina. Dovremmo parlare di video musicali, ma alla fine se ti senti tutti i giorni almeno due o tre volte finisci inevitabilmente a far domande che con la musica non c’entrano niente. “Sei stanca?” “Un po’. Dormito poco”. Già. Ovviamente N. è discreto, prova a chiedere ma sa già che la cosa si ferma lì. E allora dice che ci sono solo due motivi possibili per non dormire. Ecco, stasera, mentre correvo, pensavo che io ne avevo almeno sei. Li ho contati. E stanno lì, non si spostano. Forse se li riducessi a due avrei la chiave. Insomma se li raggruppassi in due categorie. Forse alcuni rappresentano la stessa cosa e io non me ne accorgo. Il problema è che N. non mi ha mica detto quali sono le due categorie. Magari domattina glielo chiedo.
Nel frattempo, sempre correndo ho pensato che: sono in debito di un aperitivo, domattina vado a fare una cosa interessante ma completamente al buio (cavoli, uno straccio di scaletta no eh?), che mi piace molto trovare un legame comunicativo con le persone ma che quando me ne trovo davanti solo una per volta, proprio lì, non me la cavo quasi mai granché bene, che stamattina stavo mettendo la macchinetta del caffè in frigo, che devo rispondere a una mail e non so cosa fare, che tra poco arrivano le vacanze, che avrei voglia di passare una notte in macchina ad ascoltare musica come tanti anni fa.
Ecco tutta questa roba starà anche in due categorie, ma forse è troppo presto per tentare di infilarcela.
Mettiamo una canzone a caso e vediamo cosa ci riserva il destino. Affidiamoci ad un I-pod per decidere quale dovrà essere il nostro umore.
E partono gli Strokes.
Beh.
E’ arrivato il momento dello stretching credo. Stiracchio gambe e schiena. Ecco forse dovrei stirare anche i pensieri, tenderli al massimo per vedere se portano da qualche parte. Ma ci vuole troppa incoscienza e non credo che sia il momento adatto.
“Wish I wasn’t so shy”… Quante forme diverse di timidezza esistono e quale cavolo mi ritrovo io?
Dio mio , mi sono fatta un’altra domanda.
Ok, forse non ho corso abbastanza.

Mmm

mercoledì 9 maggio 2007

Stasera avrei dovuto scrivere un post, ma è finita che ne ho scritti tre e nessuno dei tre era esattamente quello che avrei voluto scrivere.
Il primo parlava di come leggiamo il mondo e le persone che incontriamo in base a quello che siamo e che crediamo di essere. Il secondo parlava di senso dell’orientamento (e il mio, lo sanno tutti, è pessimo). Il terzo diceva che oggi è estate.
Allora visto che unirli sulla carta (virtuale) era quasi impossibile e che invece nella mia testa continuavano ad incontrarsi, ho pensato che forse è lì che per stasera devono vagabondare.
E in questo minestrone da psicanalisi, chissà perché, galleggiano i TARM. Era bello vedere che il verde ritorna e che si svegliano i ghiriiiiii….
I ghiri, sono i ghiri che mi fregano sempre.

(INVISIBILIA.ORG/BLOG) Allora si va…

lunedì 30 aprile 2007

(INVISIBILIA.ORG/BLOG)

Il primo post l’ho scritto l’11 marzo 2005. Era sera ed ero a New York.
Sono passati più di due anni.
Non avrei mai pensato di poter scrivere niente di vagamente personale da buttare in quel gran casino che è internet.
E invece se ne sta qui, un po’ nascosto e un po’ sotto la luce.
Mi fa sorridere e se state leggendo forse sapete perché.
Ma quello che volevo dire è che stavolta si va. Sì, si cambia. Ed è un po’ come cambiare casa. Si impacchetta tutto e magari ci si fa anche aiutare da qualcuno (in questo caso, grazie L., per il trasloco) poi si approfitta di un week end in cui finalmente non si lavora e via. All’inizio ci si trova un po’ smarriti. Non c’è niente. Muri bianchi e stanze vuote, Niente mobili, niente quadri appesi al muro, niente vestiti sparsi qua e là. Ci sarà tempo per rimediare. E tempo per disfare i bagagli.
Se qualcuno volesse venire a trovarmi, stavolta lascio anche un indirizzo. E’ sempre sera, ma non è più New York. Ze, che abbiamo fatto quando siamo tornate?

Invisibilia.it