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Classifiche giapponesi e case di borgata

sabato 18 agosto 2007

Che giornata ieri. Corsa alla storica Via Asiago per raggiungere Radio Rai Due anzi Radio Due e basta (e infatti sbaglio subito) dove mi aspetta Versione Beta. I messaggi sul sito arrivano davvero a sorpresa (grazie “mastrocampa!”) e non è nemmeno mio fratello che come ogni venerdì sarà andato a giocare a calcetto. Segue il backstage in webcam con ballettino giapponese e tutto quello che esce dalle imprevedibili menti di Mario Bellina (che sprizza energia anche dopo la diretta) e Andrea Materia (che dice di non essere di buonumore, ma secondo me un po’ lo è, anche se è il 17 agosto, venerdì, e stasera in mensa c’era il pesce). A dare man forte, c’è una redazione che si diverte altrettanto. Ah, voglio rubarvi il regista, sappiatelo.
Poi ancora di corsa a raggiungere A. che invece è a cena con il mitico Ascanio Celestini. E la serata si conclude in una chiacchierata a Ponte Milvio.
Succede, ogni tanto, a Roma.

Colonna sonora (tutta per Mario): Pepero, Vola Bambino Pepero

Stasera…

venerdì 17 agosto 2007

… in onda su Radio Due dalle 21 alle 22.

Ascoltate, se vi va.

Come dice la Ze

venerdì 17 agosto 2007

Serata a zonzo vicino Livorno con J. (no, non siamo mai stati insieme al liceo, no, non stiamo insieme adesso, no, non ci metteremo insieme domani) che finisce con panna cotta in un locale a Castiglioncello e poi giornata in spiaggia con Tj e Eli con tanto di vecchi amici incontrati per caso.
E così anche ferragosto è andato.
Ha ragione la Ze, la vera vacanza è avere finalmente del tempo.

P.s. Cavolo, in questo post ci sono troppi nomi.

P.P.S. Musica: Status Quo, Whatever You Want

Technicolor Dreams

domenica 12 agosto 2007

Stephen Wood arriva sempre verso fine estate. Quando la sera hai bisogno di portarti dietro un maglioncino e la pioggia è dietro l’angolo.
E’ vero, stavolta è il 10 agosto, ma il sapore rimane quello, che vi piaccia o no.
E a me piace.
Cielo coperto, aria fredda e niente stelle, nemmeno se è la notte di San Lorenzo. Eppure anche dopo un temporale estivo i desideri sono ancora tutti lì, quelli riciclati dall’anno scorso, rinfilati nelle tasche per non perderseli via, e tutti quelli nuovi a cui prima mica avevi pensato.
Qui c’è poco da fare. Andiamo verso il mare, chissà che il vento lì non abbia spazzato via le nuvole. Ci sono città, lavori e vite diverse da scegliere sulle sedie bagnate di un locale sulla spiaggia e mi sembra strano che, per una volta, non stia a me decidere. Le parole si perdono in improbabili percorsi che annegano nel ghiaccio di quello che stiamo bevendo (in onore dei vecchi tempi di Music Match Live) mentre pensiamo che una cioccolata calda ci sarebbe stata meglio. Ho freddo. E il ghiaccio lo lascio nel bicchiere insieme a metà del resto e a chi ha ancora un’immagine da difendere.
Ci sarà un posto dove queste nuvole non ci sono e si riesce a vedere un po’ più chiaramente.
Ci penso. No. Però c’è un posto dove se non puoi guardare in alto ti puoi almeno accontentare di guardare avanti.
E così risaliamo in macchina, cambiamo cd e ci lasciamo il mare alle spalle per arrampicarci su una striminzita stradettina di collina.
La Mullholland Drive del signor Tarozzi.
La strada finisce in un cortiletto di una piccola chiesa (ma che ci fa una chiesa lì?), si scende una scaletta e voilà. Una distesa immobile di luci silenziose. Intorno grilli, cicale e altri animaletti notturni. Più sotto qualche casa.
Pensa abitare qui.
Poco più in là, su un poggetto, qualche anno fa, pensavo di aver perso qualcosa per sempre. Il problema era che non sapevo nemmeno io cos’era.
Controlliamo il cielo e seguiamo un ufo che vola al di là delle nuvole mentre dalla parte opposta, all’improvviso un gallo canta.
Ma cosa cavolo fa, sono le due e mezzo di notte.
Evidentemente non gliene frega niente e continua a cantare.
Ogni tanto capita qualcosa di strano ed è bellissimo non provare nemmeno a spiegarlo.
Le cose da decidere rimangono lì, in mezzo all’erba, in un giorno di settembre che si è infilato in una di notte di mezza estate con tutti i suoi sogni.
Andranno raccolte prima o poi, ma non stasera.
Sono solo le due e mezzo, ti giuro, e l’alba deve ancora arrivare.

In macchina: A Toys Orchestra, Technicolor Dreams (l’album)

Allora si va al mare

mercoledì 8 agosto 2007

E così arriva il momento. Ogni anno finisco per andarci sempre più tardi, e pensare che da piccola iniziavo a giugno e passavo mesi sulla spiaggia.
Il mare è sempre quello, lo stesso stabilimento, lo stesso bar, restaurato più volte, con lo stesso proprietario. Adesso pero’ si è aggiunto anche un piccolo barettino direttamente sulla spiaggia, così che un caffè te lo puoi conquistare ancora bagnato, in costume e con la pelle piena di sale.
Questo posto è un po’ una terra di nessuno, a metà tra i fighettini di forte dei marmi, con ombrelloni che sembrano tende nel deserto, separati da chilometri di sabbia senza orme, pronti a riparare dal sole costumi firmati e cappelli un po’ retro’, e il mare più abbordabile di viareggio, con file e file di sdraio che se qualcuno si addormenta e russa è la fine, ma lamentati pure tanto il prossimo anno andiamo in grecia.
In riva al mare, tra i bambini in agguato ad ogni angolo, c’è lo struscio dell’estate.
Se ti senti di buonumore puoi provare a fare una passeggiata, sfilando davanti a gruppetti di commentatori che invece di appoggiare gli occhi su un libro preferiscono buttarteli addosso, senza tanti problemi.
Passi per i ragazzi, se non fosse che ti seguono accuratamente con lo sguardo facendo ben attenzione a non perdersi l’altro lato, ma le più feroci sono le ragazze che con una frettolosa occhiata ti appiccicano addosso il difetto del giorno. Oggi vi sentite perfette? Allora sarà il vostro costume ad essere irrimediabilmente fuori moda.
Se dopo aver camminato o nuotato avete fame, con una buona dose di coraggio e qualche spicciolo potete provare a fare merenda con uno dei bomboloni dei venditori ambulanti. Crema o cioccolata. Ma non chiedetemi che fine ha fatto chi è stato visto mangiarne uno sotto il sole delle cinque.
La sera arriva sulle famiglie che corrono a preparare la cena, ragazzi che fanno piani per la serata e adolescenti che, come noi tanto tempo fa, progettano di scappare dalla finestra, ma chissà se lo faranno.
Noi volevamo fuggire da compagnie annoiate e un po’ viziate, verso locali dai nomi bisbigliati che sembravano mitici e irraggiungibili. Loro si danno appuntamenti telefonici per chiamare in riva al mare l’altro capo del mondo.
Quando se ne vanno tutti, la spiaggia ridiventa quello che è, sabbia a perdita d’occhio con le montagne, incredibilmente vicine, alle spalle.
Rimane solo da scrollare l’Ipod. Adesso scegliere una canzone è di per sé un autogol, lo so. Ma tanto, ormai, non c’è più nessuno a guardarmi.

Musica: Editors, Smokers Outside The Hospital Doors

Post di servizio

sabato 4 agosto 2007

Visto che le domande aumentano, ecco qua:

SPECIALE ITALIA WAVE LOVE FESTIVAL in replica su MTV domenica 5 agosto alle 18:00 e lunedì 6 agosto alle 23:30.
Il frutto della massacrante trasferta a Firenze di cui forse vi siete letti il racconto.

PROGRAMMA DI EDO SENZA NOME MA CHE FORSE PRESTO LO AVRA’ Su Rock Fm dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 19, a partire da lunedì 6 agosto.
Il programma sui festival (dagli storici Monterey, Woodstock o Isola di Wight ai più recenti Coachella, South By Southwest, Sziget etc,) che ho scritto con Edo in una vera e propria lotta contro il tempo…

RADIO 2000. Qui mi trovate invece la prossima settimana, in onda martedì 7 mercoledì 8 e giovedì 9 agosto dalle 21 alle 23.
Ps grazie mille a chi ha continuato ad inviare sms in radio per me, li ho ricevuti!

Dimenticavo. Se volete scrivermi potete farlo a sara@invisibilia.it
Adesso ho davvero detto tutto.

Sun is cold and rain is hard

venerdì 3 agosto 2007

E’ finita. Questa settimana, intendo. Con il trasloco, il lavoro da concludere per Mtv e quello per il programma di E. in radio. Sono finalmente in Toscana, nella mia vecchia camera e non so nemmeno come ci sono arrivata.
Dunque. Eravamo rimasti alle scatole da riempire. Quella è diventata negli ultimi giorni la mia attività notturna visto che di giorno non c’era mai tempo.
Quindi questo post dovrebbe iniziare così, a finestre aperte, nel silenzio di una Milano praticamente abbandonata, mentre provo a scegliere cosa buttare e cosa tenere.
E come inizio è già sbagliato, perché così non si va avanti. Ogni tanto si deve prendere e archiviare, senza guardarsi troppo intorno. Succede anche a voi no? Bisogna saper tirare dritto.
Ma a questa conclusione ci arrivo solo mercoledì, quando, dopo i libri e i cd, la prima pila di fogli rappresenta uno scoglio insormontabile. Sembra che non riesca a staccarmi da niente. Tentenno. Cambio cd. Mi guardo intorno, seduta per terra, giocando con l’elastico dei capelli per prendere tempo.
Non sono gli oggetti che ci mancano, ma le persone. E quelle comunque ci mancheranno sempre.
Finalmente il cestino della carta si riempie e io mi sento un po’ più leggera.
Con il passare delle ore la cura diminuisce, non c’è davvero più tempo, e rovescio praticamente il contenuto dei cassetti all’interno delle scatole. Quando giovedì arrivano i traslocatori io sto ancora impacchettando. Non so come, ma me la cavo, la sera arriva in un attimo e faccio l’ennesima corsa in radio, con i vestiti ancora pieni di polvere, per finire di scrivere l’ultima puntata di questo programma senza nome. La caffeina non mi fa sentire la stanchezza e la velocità allontana le paranoie.
Alle dieci passate, nel mio appartamento semivuoto, A. fa il giro delle stanze a chiudere le persiane, e io mi rendo conto che ce ne andiamo davvero.
Dimenticato niente?
Chi lo sa.
Stiamo entrando in autostrada quando penso che questa estate di festival e di musica, di equilibri fatti di note e di parole, in quelle scatole alla fine proprio non ci stava. E infatti la porto con me, senza chiedermi dove andrà a finire. E se magari pioverà in un giorno di sole.
Sei sicura di non aver dimenticato niente?
Niente, sono sicura.

In testa: Creedence Clearwater Revival, Have You Ever Seen The Rain

Come The Day

martedì 31 luglio 2007

Stamattina caffè brulé. Che è una variante del caffè rovesciato (il quale esiste anche nella versione doppio caffè rovesciato).
Da provare, se ti svegli con me in giro.

I-tunes: The Good, The Bad And The Queen, History Song

Tequila qualcosa

lunedì 30 luglio 2007

Stasera ho bevuto una cosa che comincia con tequila e finisce con flower. Anzi, no, flower è in mezzo e finisce con fruit. Insomma, non lo so. Pero’ sono 5 parole. Questo me lo ricordo. E poi ha ordinato TJ: “Questo è buonissimo, vedrai”.
“Ok, mi fido”

Mi spiace ma tutto il resto è stato censurato da invisibilia.it
Non vi perdete niente di straordinario comunque, solo due amiche che chiacchierano davanti a un locale, ogni tanto guardano su, ogni tanto fissano il marciapiede. Spesso ridono. Quasi sempre parlano di cose che forse in quel momento hanno poco senso ma magari domani ce l’avranno.

Sull’autoradio, tornando a casa (e mi scuso per aver interrotto Easy Rider su Rock Fm, ma forse Mox capirà): Muse, Feeling Good

P.s. Passion. C’era anche un passion da qualche parte.

Books From Boxes

sabato 28 luglio 2007

Ci siamo. Anche stavolta è arrivato il momento di fare valigie e scatoloni, impacchettare qualche anno di vita e trasferirlo da un’altra parte. E’ l’ultimo week end a Milano e di tempo non ce n’è più.
E’ strano ma mi ricordo bene cosa ho pensato ogni volta che ho cambiato casa (e ne ho cambiate parecchie). La sensazione è più o meno sempre la stessa, anche se poi, col tempo, ci fai l’abitudine. Da una parte impari a non affezionarti agli oggetti, dall’altra hai ancora più paura che i ricordi ti scivolino via.
Mi guardo intorno e non so davvero da dove cominciare. Intanto in sottofondo c’è il cd dei Maximo Park e parte Books From Boxes.
Chissà che non debba partire proprio dai libri.
Così comincio a tirarne giù qualcuno mentre ascolto di questa storia che finisce, come tante, di lei che se ne va e dei segnali che erano già nell’aria. Ma c’è qualcosa che non torna. E non posso fare a meno di chiedermi: perché lei passa la sera a togliere libri dalle scatole quando dovrebbe fare le valigie e andarsene?
Insomma, non ha senso.
La canzone finisce e io rimango con la scatola praticamente vuota.
Sapete che c’è? Quasi quasi comincio domani.

Stanze calde e panzerotti freddi

venerdì 27 luglio 2007

Quando è ora di andare a dormire mi viene sempre fame. Stasera non ho mangiato granché, è vero, ma ho ancora un pezzettino di panzerotto, avanzo della cena, ormai irrimediabilmente freddo. Peccato che in questa casa faccia troppo caldo anche per accendere il tostapane. E così, mentre lo addento, penso che ogni tanto tutto sembra al contrario. Stanza calda e panzerotto freddo.
Non c’è niente di perfetto, ma stasera, anche se sono stanca morta e gli occhi mi si chiudono automaticamente, anche se la mia stanza è un caos pazzesco e faccio lo slalom tra vestiti, libri, cd e valigie, va bene lo stesso.
Perché ci sono cose che potranno sempre essere messe in ordine e cose che vanno prese così come sono. Inevitabilmente e dolcemente imperfette.

And I can see…

mercoledì 25 luglio 2007

Che giro fanno a volte le canzoni.

Sullo stereo: Bloc Party, I Still Remember

Italia Wave- 1-2-3

lunedì 23 luglio 2007

I gradi sono diventati 38 e la polvere la sento anche nelle ossa. Il festival inizia in sordina, quando sembra che tutto sia ancora in preparazione per qualcosa che verrà. E’ dura, ma a volte si trova un motivo per sorridere anche alle due di notte, sfiniti, coperti di terra e con una bottiglia di acqua calda in mano. Se non fossi innamorata dei festival non ce la farei mai.

Siamo partiti sotto il sole con l’intervista ai Clap Your Hands Say Yeah. Niente cantante. E’ malaticcio in albergo, dicono. Peccato. Sarei curiosa di vedere se quando parla normalmente gli esce quella vocetta inconfondibile di quando canta. Compaiono invece un bassista e un batterista alquanto abbottonati. L’ultimo si scioglie in una risata soltanto quando riveliamo di sapere che suonava in una cover band dei Guns N’ Roses.
I torinesi Discodrive invece arrivano al completo, reduci da un concerto sotto il caldo delle 3 del pomeriggio. Il “loro things to do today” ci fa ricordare che la giornata non è ancora finita e infatti arriva anche Nick dei !!!. E che dire. Quello sembra nato davanti alla televisione. Brillante, divertente, preciso. Ovviamente corriamo a vederlo sul palco perché guardarlo ballare è uno spettacolo.
I beveroni di acqua e sali minerali di S. ci fanno tirare mezzanotte quando riusciamo a vedere il live degli Scissor Sisters. Sono una brutta troia, esordisce la vocalist. Va beh.

Giovedì svegliarsi è un pochino più difficile. Ma ci aspettano i Toys Orchestra con cui improvvisiamo una partita a carte (eh lo so che ci volevano quelle napoletane…), le CSS che intavolano una discussione sul pop e poi, in serata, arrivano i Kaiser Chiefs che chissà quante birre si erano già fatti. Io e S. ci guardiamo. Certo che il bassista… Poi ci guardiamo di nuovo. Sulla mia gamba destra c’è una strisciata di terra che sembra mi siano passati sopra con una macchina e anche il resto non è granché. Labbra bruciate dal sole, shorts con due dita di polvere sopra e top stropicciato sopra un vecchio costume. Ridiamo.
Credo che non mi abbraccerebbe neanche A. se non stessi per crollare per terra, cinque ore dopo. Insomma, ho visto giorni migliori.
L’intervista a Mika salta, anche se lui sembra in gran forma e arriva con un esercito di parenti/ amici. E tutto il concerto sembra di averlo già sentito qualche centinaio di volte.
I Kaiser Chiefs forse non hanno ancora bevuto abbastanza perché chiudono la serata da “maghi del ritornello” (C.) quali sono, ma nel frattempo il cantante salta giù dal palco, corre al bar si prende una birra e poi torna su a finire il concerto.

Alzarsi venerdì è davvero faticoso. I gelati che G. mi fornisce sottobanco mi salvano la vita e mi permettono di sopravvivere al nostro quarto giorno nel deserto. I Mojomatics sono un po’ timidi ma sono talmente bravi che gli si perdona tutto. Joan (Joan As Policewoman) ritarda l’intervista e noi da parte nostra facciamo l’errore che non avremmo dovuto fare. Tirare fuori il passato di qualcuno è sempre pericoloso oltre che un po’ invadente. Avrei dovuto trattenere C. ma in fondo in fondo c’era qualcosa che non mi ha fatto essere più ferma. Il fatto è che so esattamente cosa è.
Chiudono le interviste i francesi Cassius che pero’ sono bloccati nel traffico degli italiani in partenza per le vacanze e arrivano con due ore di ritardo. Noi siamo ad aspettarli nei pressi del palco dell’elettrowave, buttati su un terrazzo di una vecchia cascina (meno male almeno qui non c’è terra) preoccupati del sole che tramonta. La cena è un miraggio, ci stiamo per giocare K. che ha un calo di pressione, ma domani si va a casa e ce la possiamo ancora fare.
Ho gli occhi un po’ spenti quando Demon Albarn seduto sui gradini del suo camerino-container a fumare me li ravviva. E poi spunta anche Paul Simonon, a torso nudo e non posso fare a meno di notare che è identico a come te lo immagini. Sembra appena sbucato da un poster o da una vecchia foto.
Rimango un po’ lì. Che gli dice uno a Paul Simonon?
Così non ho detto proprio niente. Ed ho aspettato quel tanto da far arrivare cavallette in cerca di un ricordo.
Il live dei The Good The Bad And The Queen lo aspettavo da quando mi hanno chiesto di lavorare allo speciale di Mtv su Italia Wave. E infatti mi arrampico nella sempre presente area vip e mi appiccico a quella specie di terrazzino. C’è un assembramento di gente curiosa, ma come prevedibile, dopo un po’ tutti tornano a bere e chiacchierare così che mi lasciano quasi da sola lì, con gli occhi inchiodati sul palco. Il concerto chiude la mia serata mentre gli altri si dirigono verso il dj set.

Sabato lasciare il letto è davvero impossibile. Suona la sveglia e non mi muovo. A. mi chiama con le buone, ma niente. Comincia a spingermi verso il bordo del letto. Nulla. Piano piano rotolo giù. Ma continuo a dormire sul pavimento fino a quando A. non mi solleva e io provo a stare in piedi.
Raccatto gli ultimi vestiti puliti che ho in valigia e l’ultimo briciolo di energie.
Ce l’abbiamo fatta.

Italia Wave- Day 0

mercoledì 18 luglio 2007

Martedì 17 luglio
Arrivo a Firenze direttamente da Verona. Ci sono 37 gradi. L’area del festival è attraversata da ruspe e gente che cerca invano riparo dal sole. Non c’è elettricità. La nostra area interviste è diventata un buco scavato nella terra (che non verrà riempito). C’è da inventarsi qualcos’altro. I ragazzi mi fanno rimanere in un albergo con piscina e aria condizionata e mi sento in colpa.  Li raggiungo solo alle 6, esco dalla hall e sembra ancora di entrare in un forno. Riusciamo a girare un paio di scene con C. troviamo un set alternativo (E. è fantastico) incrociamo un po’ di amici- addetti ai lavori e speriamo ancora che arrivi la corrente.
Alzo gli occhi e vedo i primi aerei che mi passano sopra la testa. Cavoli, se volano bassi. Siamo attaccati all’aeroporto, è normale, mi dicono. E io non posso fare a meno di pensare che quest’ondata estiva di festival è costellata di aerei.
Ma questa è una divagazione. Domani parte la musica e tutto avrà, forse, un senso.